Visita Lazise, posto sulla sponda orientale del Garda, fa parte dei comuni del basso Lago. Il tessuto insediativo è impreziosito da elementi storici di pregio architettonico rappresentati dal centro storico del capoluogo e dai complessi delle corti site nelle vicine frazioni di Colà e di Pacengo, dove tratti di Selva Ligana si alternano alle tipiche culture della vite e dell’olivo.
Il centro storico del capoluogo è delimitato dalla cinta delle mura scaligere con torri di guardia, porte d’accesso, castello e darsena.
Si affacciano sul porto vecchio la chiesa protoromanica di S. Nicolò e la dogana veneta, edifici restaurati e tuttora utilizzati per eventi e manifestazioni.
Ritenuto il più antico comune d’Italia, lazise è conosciuto anche all’estero per un articolato sistema di ospitalità: campeggi, complessi alberghieri, extralberghieri e agrituristici e villaggi turistici.
Una menzione particolare merita la ristorazione che annovera vecchi piatti lacustri e antichi sapori apprezzati anche dai palati più esigenti.
I parchi ludici “Gardaland” e “Caneva”, collocati lungo la sponda lacustre, ed il parco termale “Villa dei Cedri” in Colà attraggono turisti di ogni età e provenienza.
Per quanti intendono frequentare Lazise, la Gardesana orientale(direzione nord-sud) e la s.r. 450 che collega i caselli autostradali di Affi e Peschiera, costituiscono un utile sistema infrastrutturale viabilistico. In alternativa si possono utilizzare il vicino aeroposto di Verona Villafranca o la stazione ferroviaria di Peschiera.

Cenni storici

Il nome di Laceses, attestato a partire dal X° sec.,deriva dal latino lacus e sta ad indicare un luogo o un villaggio lacustre.
Le origini del borgo risalgono alla preistoria quando dinnanzi all’attuale abitato si estendevano villaggi palafitticoli (loc: Taoli, Bagatta, Bor di Pacengo) di cui sono testimonianze fondali perimetrati da spuntoni di palafitte, punte di freccia di selce, raschiatoi, falcetti, fusarole, materiale fittile del periodo dei vasi a bocca quadrata, giavellotti, coltelli, fibule, spilloni, macine e un pane di grano intatto conservato al Museo di Storia naturale di Verona.
Lazise romana è attestata dal rinvenimento di lucerne d’argilla, monete di imperatori di varie epoche, tombe di pietra, un frammento di lapide romana (ora murata in uno degli angoli della Dogana veneta), un cippo votivo, ora conservato nell’ingresso del Municipio del paese.

Il Castello Scaligero
Castello

Il castello comprendeva la cinta di mura che inglobava l’intero abitato, la rocca con il mastio e il porto militare, la darsena, la cortina e torre Cadenon a protezione del porto commerciale. Il castello comprendeva tre porte:
porta San Zeno, a est, destinata alla popolazione e ai transiti, era munita di saracinesca e ponte levatoio; in una nicchia della porta è allocata la statua di Madonna con Bambino del XV° sec., un tempo posta sulla porta maggiore della vecchia chiesa di San Zeno.
porta Cansignorio a nord, costruita con l’ultimo tratto della conta muraria, dopo la morte di Cansignorio della Scala (su uno stipite è scolpita la data 1375-1376), aveva scopi militari, dovendo servire per lo sfollamento in caso di necessità. Rimase murata per protezione degli abitanti contro le soldataglie di passaggio dal 1701 al 1955.
porta del Lion a sud, così denominata al tempo della dominazione di Venezia perchè probabilmente serviva alle milizie venete o perchè ornata su una parete con il leone di San Marco, aveva funzioni militari.

San Nicolò
S.Nicolo

La chiesetta di San Nicolò, piccolo gioiello d’arte protoromania e romanica del XII°sec., fiancheggia il porto commerciale e fu dedicata dagli Originari a San Nicolò, protettore dei naviganti. Più volte rimaneggiata nella struttura in seguito ad incendi o cedimenti, fu restaurata nel 1953 dall’Amministrazione Comunale a memoria di tutti i concittadini caduti in guerra. La porta d’ngresso principale, antistante la dogana, è sormontata da un protiro e nella facciata a lago si trova l’affresco della Madonna del Popolo. All’interno un altare, un crocifisso ligneo del ‘400, frammenti di affreschi risalenti in prevalenza al XIV# sec. in cui è riconoscibile San Colombano. Sulla parete opposta l’affresco di Madonna che allatta era la parte centrale di un trittico, ora perduto.

La Rocca
Rocca

Circondata da un fosso di protezione, ha due ingressi con rivellino, porte e pusterle, ponti levatoi e saracinesche. Addossato al lato orientale dell’ampio cortile rettangolare si trovava il palazzo del Capitano. Le sei torri erano collegate da camminamenti di ronda.
Il mastio poteva essere isolato innalzando l’apposito ponte levatoio e terminaza non con l’attuale seconda merlatura ma con una torretta coperta.
Nell’annesso porto militare, sbarrato da catena di protezione, trovavano osto in momenti di emergenza galee e imbarcazioni minori. E’ ora interrato.

La Darsena
Darsena

Alta circa 10 metri, tetto a capriate sostenuto da piloni, fronte merlata, da due portoni ad arco venivano messe in acqua le fuste e le galee della flottiglia.
Con l’affermazione della superiorità delle armi da fuoco sui sistemi di difesa dei castelli la darsena viene convertita in tezone per la fabbricazione del salnitro, componente della polvere da sparo. Successivamente il Comune compera dal Senato Veneto per tremila ducati l’antica darsena per trasformarla in Dogana, con diritto di riscuotere due quattrini per ogni collo di merce depositata. Con alterne vicende la foruna della dogana prosegue fino all’avvento della ferrovia che rende obsoleta l’attività, paralizzando l’antico movimento commerciale.